Migranti, a rilento la sanatoria 2020 (Avvenire)

Articolo di Luca Liverani pubblicato il 17 novembre su Avvenire

Dopo più di tre anni e mezzo la regolarizzazione straordinaria avviata e condotta dai governi Conte 2 e Draghi per i lavoratori stranieri dei settori agricolo, turistico e domestico, non ha ancora concluso il suo iter. E se le pratiche evase sono circa 1’82% del totale, i dati diventano drammatici nelle grandi città: Roma, Milano e Napoli sono ancora attorno al 60%. Colpa di pesanti carenze di personale, che si ripercuotono anche nell’esame delle domande di asilo e tra non molto nella gestione del decreto flussi, 452mila posizioni in tre anni: braccia indispensabili all’economia, che subirebbe pesanti contraccolpi dalla mancanza di maestranze. A denunciare di nuovo lo stallo è la campagna “Ero straniero’: Su 207.870 domande di emersione presentate tra giugno e agosto 2020, al 19 giugno 2023 ultimi dati disponibili erano state approvate 132.006 istruttorie con rilascio di permesso di soggiorno, 29.181 quelle respinte e 10.227 quelle archiviate o oggetto di rinuncia. In tutto 171.414 pratiche, l’82% circa del totale. Va molto peggio a Roma, Milano e Napoli. Nella Capitale secondo “Ero straniero” che ha fatto richiesta di accesso agli atti presso la Prefettura di Roma al 21 settembre le pratiche smaltite erano il 54,9%. A Milano al 21 luglio su 26.225 domande ne erano state esaminate 15.528, cioè il 59,1%. Da dati più recenti del Viminale, cui Avvenire ha potuto accedere, aggiornati al 13 novembre, emerge che Milano è arrivata un po’ più avanti, al 65.13%. Ma anche Napoli, 61,19% al 1° luglio 2023 al 63,69% al 13 novembre 2023. Manca il personale. Secondo “Ero straniero” nel 2023 la Prefettura di Roma ha perso 14 unità. Inevitabile il passo di lumaca: «A rendere chiara la lentezza delle lavorazioni è il numero delle pratiche definite da gennaio ad aprile: solo 88». Se Roma piange, Milano non ride: dall’accesso agli atti di “Ero straniero” emerge che nel capoluogo lombardo il “decreto rilancio” di maggio 2020 aveva previsto assunzioni a tempo determinato di p ersonale interinali. Delle 25 figure previste, hanno preso servizio 23, ma solo per 18 mesi. A dicembre 2022 tutti via. Ora ci sono 1 funzionario, 3 operatori amministrativi e 1 assistente che non si occupano solo delle pratiche emersione. Poi ci sono anche 9 addetti, e due impiegati del Comune che negli straordinari danno una mano. Quando la sanatoria fu lanciata nel 2020, il governo assunse circa 1.000 lavoratori impiegati anche in ricongiungimenti familiari, rinnovi dei permessi, protezioni temporanee per gli ucraini. Personale prezioso, cui era stato prorogato l’incarico in deroga al codice degli appalti fino a dicembre 2022. L’attuale governo ha deciso per una procedura negoziata a marzo 2023, congelando sia il lavoro dei 1.000 che lo smaltimento delle pratiche. Solo il 19 ottobre è stata aggiudicata la gara vinta da Adecco e Randstad, agenzie interinali, ma il personale non è stato formato né impiegato. Secondo la Campagna questo nuovo organico sarà operativo solo il prossimo anno. E la regolarizzazione si protrarrà ancora per tutto l’anno nuovo. Fonti del ministero dell’Interno assicurano che un impulso arriverà, oltre che dagli interinali, dai 100 esperti grazie al bando F.A.M.I. le cui selezioni termineranno entro il primo trimestre 2024. Diverse decine di migliaia di persone integrate e indispensabili in aziende o famiglie vivono da anni in un limbo. Con conseguenze pesanti: «L’impatto di questi ritardi è enorme: difficoltà di affittare un’abitazione avendo in mano non il permesso di soggiorno ma una ricevuta che attesta di averlo richiesto, rischi di sospensione dell’assegno unico, ulteriori ritardi nei ricongiungimenti» «La Pubblica amministrazione, in ogni suo comparto, versa da anni in una situazione allarmante», è il commento di “Ero straniero”: «La maggior parte dei servizi pubblici soffre di una cronica e crescente carenza di personale». Cioè medici, insegnanti, forze dell’ordine, oppure appunto funzionari delle prefetture e degli uffici comunali. Categorie diverse, ma «il concetto non cambia: semplicemente non ci sono abbastanza persone addette allo svolgimento dei compiti connessi con l’esercizio del potere statale», afferma la campagna.

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