Le nostre proposte

Come (non) funziona oggi

Con la normativa attuale, può entrare in Italia per motivi di lavoro solo chi è già in possesso di un contratto ed esclusivamente nell’ambito delle quote e dei settori lavorativi identificati dal decreto flussi: con il sistema “a chiamata” in vigore, infatti, il datore di lavoro deve far arrivare dall’estero già con un impegno all’assunzione il lavoratore o la lavoratrice, anche se – presumibilmente – non li ha mai visti. Per di più, il datore di lavoro non può “chiamare” un lavoratore o una lavoratrice dall’estero in qualsiasi momento dell’anno, sulla base dei concreti bisogni dell’azienda, né può impiegarlo in un settore lavorativo a sua scelta, ma deve rispettare tempistiche molto restrittive e limitarsi ai settori esplicitati all’interno del decreto flussi. Non c’è modo, poi, di assumere e mettere in regola una persona già presente in Italia ma senza documenti, con cui magari si ha già un rapporto di lavoro informale o destinataria di una nuova offerta di lavoro. Si tratta di un sistema tortuoso e inefficace che, a vent’anni dalla sua introduzione, deve essere superato perché continua a creare e alimentare irregolarità e lavoro nero e non è in grado di soddisfare le richieste del mondo produttivo e della nostra società.

Noi proponiamo:

  • l’introduzione di nuovi canali di ingresso per lavoro diversificati e più flessibili che, da un lato, rispondano alle esigenze produttive effettive del nostro paese; dall’altro, siano facilmente accessibili da lavoratori e lavoratrici dei paesi terzi, in modo da evitare che rischino le proprie vite affidandosi ai trafficanti .
  • uno strumento per promuovere la regolarità delle persone straniere già presenti e radicate in Italia ma rimaste senza documenti, per fermare la creazione di nuova irregolarità e contrastare sfruttamento e marginalità sociale.

Nel dettaglio:

Introduzione di percorsi di ingresso diversificati:
  • un meccanismo più flessibile di assunzione diretta “a chiamata” extra-quote: il datore di lavoro può chiamare dall’estero e assumere direttamente una persona da un paese terzo, come avviene ora, ma superando una serie di limitazioni e rigidità: l’assunzione può essere fatta in qualsiasi momento, al di fuori di quote annuali e di click day e senza limitazioni rispetto al settore produttivo o al paese di origine;
  • l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice): si può far venire in Italia un lavoratore o una lavoratrice in cerca di un’occupazione, attraverso il sistema dello sponsor (una persona singola o soggetti autorizzati all’attività di intermediazione come associazioni di categoria, agenzie per il lavoro, università, sindacati, patronati, enti del terzo settore, etc.) a fronte della disponibilità di garanzie economiche per il viaggio e per il sostentamento nel periodo iniziale di soggiorno. Viene introdotto in questo caso un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro di durata annuale, convertibile in permesso per lavoro;
  • permesso di soggiorno per ricerca di lavoro: si prevede la possibilità per lavoratori/lavoratrici di paesi terzi di fare richiesta di ingresso in Italia per la ricerca di un’occupazione, purché siano in grado di offrire garanzie minime di sostentamento. Si introduce un permesso di soggiorno per ricerca lavoro di durata annuale con possibilità di sua trasformazione in permesso per lavoro e, in mancanza di finalizzazione di un contratto, il rientro volontario nel paese di origine.

Introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale:
  • regolarizzazione attraverso un contratto di lavoro: si introduce un meccanismo permanente di regolarizzazione per lavoratori e lavoratrici senza un titolo di soggiorno presenti sul territorio italiano a fronte di un contratto di lavoro e di un reddito. Il meccanismo non è legato a una misurastraordinaria né a una determinata finestra temporale, ma è su base individuale e accessibile in qualsiasi momento.
  • regolarizzazione per radicamento sociale: si introduce un permesso di soggiorno per radicamento sociale, per la persona straniera senza documenti già presente in Italia che dimostri di essere radicata nel territorio (attraverso, ad esempio, la sussistenza di legami familiari o affettivi nel territorio italiano; la durata della permanenza, anche irregolare, sul territorio; la conoscenza della lingua italiana; l’inserimento sociale e lavorativo) e abbia la disponibilità di risorse pari almeno all’assegno sociale annuo.
Il nuovo impianto di interventi normativi di modifica del Testo unico immigrazione va ad aggiornare il contenuto della proposta di legge d’iniziativa popolare depositata in Parlamento nel 2017.
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