Decreto flussi, solo il 23,5% delle quote si traduce in un contratto di soggiorno (Il sole 24 ore)

Articolo di Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis pubblicato il 1 giugno 2024 su Il Sole 24 ore

La netta maggioranza dei posti messi a disposizione per cittadini extra Ue non ha portato a un’assunzione stabile e regolare. I dati della campagna Ero Straniero

Neanche il 24% delle 82.705 quote di ingresso di lavoratori extra comunitari stabilite e messe a disposizione nel 2023 si è trasformata in un permesso di soggiorno. Per le 69.700 del 2022 il tasso di successo è stato un po’ superiore e cioè del 35 per cento, ma il quadro non cambia. La netta maggioranza dei posti messi a disposizione dai decreto flussi non ha portato ad un’assunzione stabile e regolare. A scattare la fotografia della situazione è il dossier «I veri numeri del decreto flussi: un sistema che continua a creare irregolarità» messo a punto dalla campagna Ero Straniero in base ai dati ottenuti tramite accesso civico ai dati dei ministeri dell’Interno, degli Affari esteri e del Lavoro.
Le performance migliori riguardano i lavoratori stagionali e le domande presentate attraverso le associazioni imprenditoriali.
«In Italia esiste un solo canale di ingresso regolare attraverso cui aziende e famiglie possono assumere e lavoratrici e lavoratori possono venire a lavorare – si legge nel dossier – ma dai dati emerge che il sistema, rigido e farraginoso, non solo è insufficiente rispetto alle richieste del mondo produttivo, ma conserva storture e criticità profonde che finiscono, paradossalmente, per creare irregolarità e precarietà». 
Il quadro
Il dossier fa il punto (al 31 gennaio 2024) sugli esiti degli ingressi relativi agli anni 2022 e 2023. Per il 2022 il click day si era svolto a febbraio sulla base del decreto flussi del dicembre 2021, mentre per il click day per il 2023 era stato effettuato a fine marzo in base al decreto flussi del dicembre 2022. Nel 2023 le domande presentate nei click day sono state 462.422, quasi sei volte gli 82.705 posti disponibili. Per il 2022 le domande erano invece state 209.839, più del triplo delle quote (69.700). Una sproporzione molto ampia che si è riproposta nelle ultime due tornate di click day che si sono svolte a dicembre 2023 e a marzo 2024 (i cui esiti il dossier non esamina perché troppo recenti). In quelle di dicembre 2023, a fronte di 136mila quote le domande inviate sono state 609mila, mentre in quella di marzo 2024 le istanze sono state 702mila per 151mila ingressi. I posti a disposizione vanno quindi esauriti in pochi minuti.
Il passaggio successivo all’accettazione dell’istanza è il rilascio del nulla osta da parte dello sportello unico per l’immigrazione. Nel 2022, secondo i dati di Ero straniero, i nulla osta rilasciati sono stati 55.084, il 79,03 delle quote disponibili. Dopodiché è necessario che le rappresentanze diplomatiche all’estero rilascino i visti d’ingresso, un passaggio che avviene spesso molto a rilento e in tempi più lunghi dei 20 giorni stabiliti dalla legge. Per quanto riguarda gli ingressi del 2023, il tempo medio di attesa dell’intero procedimento è stato di 121,24 giorni e al 31 gennaio 2024, rispetto ai 74.105 ingressi previsti per il 2023 (sul totale di 82.705 quote, comprese le conversioni), i visti rilasciati erano stati 57.967 e 10.718 quelli rifiutati. Ma, sottolinea il dossier, il 67,15% delle 57.967 persone che hanno ottenuto il visto (e cioè 38.926 cittadini extra europei) risultavano ancora nello step «attesa convocazione». Rispetto alle quote 2022 ci sono invece ancora oltre 2.300 visti pendenti.
I contratti di soggiorno
La procedura di ingresso dei lavoratori extra Ue si chiude con la stipula del contratto di soggiorno che deve essere richiesta dal datore di lavoro dopo l’arrivo in Italia del cittadino extracomunitario. Si tratta di uno step fondamentale perché permette al cittadino extra Ue di avere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro e di risiedere nel nostro Paese in modo regolare.
Nel 2023, a fronte di 74.105 posti disponibili ci sono state solo 17.435 sottoscrizioni del contratto di soggiorno (il 23,5%). Tasso un po’ più alto per gli ingressi relativi al 2022 (35,2%) ma rispetto a un numero di quote inferiore. L’efficacia della procedura cresce quando le istanze vengono presentate attraverso le associazioni datoriali (per il 2022 il tasso di successo è stato del 52,19%) alle quali spetta di verificare la congruità della domanda e quando si tratta di lavoro stagionale.
Dal punto di vista territoriale, invece, le Province con il maggior numero di contratti di soggiorno sottoscritti nel 2023 sono quelle del Nord italia, con in testa Verona, seguita da Trento, Ragusa, Cuneo e Venezia. Molto critica invece la situazione di Roma, Milano e Napoli. Sempre rispetto al 2023 i contratti siglati a Roma sono stati 35, a Milano due e nessuno a Napoli.
Il rischio quindi è che i lavoratori extra Ue entrino in Italia con un nulla osta e con un visto regolare, ma poi diventino irregolari perché l’impresa che li ha chiamati è scomparsa o non è più disponibile ad assumerli. Un’eventualità, quest’ultima, che può essere determinata dal ritardo nell’ingresso del lavoratore (anche oltre i sei mesi), che ha costretto l’azienda a trovare un’altra soluzione, ma anche da richieste scorrette fin dall’inizio (su questo si veda Il Sole 24 Ore del 5 maggio 2024).
Per evitare che ingressi regolari si trasformino in presenze irregolari (con tutte le conseguenze in termini di lavoro nero, precariato, ecc.), la campagna Ero straniero chiede al ministero dell’Interno di intervenire con urgenza e prevedere il ricorso allo strumento (che già esiste) del permesso di soggiorno in attesa di occupazione in tutti i casi in cui la procedura non va a buon fine per motivi non dipendenti dal lavoratore. Ad oggi è uno strumento poco usato: sono infatti solo 146 i permessi per attesa occupazione rilasciati in relazione agli ingressi per il 2022, e 84 per il 2023.
La formazione
Il dossier mette in luce che nel 2023, le domande relative a chi aveva partecipato a programmi di formazione nel Paese d’origine sono state 6.702 a fronte dei mille posti messi inizialmente a disposizione, «un dato significativo che dimostra – secondo Ero straniero – l’interesse del mondo produttivo e indica che la strada della formazione nei paesi di origine da parte di aziende ed enti italiani può rivelarsi proficua in termini di incontro tra domanda e offerta di lavoro».

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