Stagionali: 600.000 richieste di profili. Il 16,1% al Nordovest

articolo pubblicato il 7 luglio 2025 su il Corriere dei Territori


L’estate è, per eccellenza, il tempo del lavoro stagionale, soprattutto se si pensa al settore del turismo: dall’animazione nei parchi e nei villaggi, all’assistenza ai bagnanti, dai camerieri alle guide in montagna. Ma lavoro stagionale significa anche un’occupazione che segue i ritmi della natura e la sua produzione: dalla vendemmia alla raccolta delle nocciole. Sono oltre 50mila le opportunità di lavoro tramite Agenzia in arrivo con l’estate, per un complesso di 600mila richieste di profili stagionali. Queste le stime di Assolavoro Datalab, l’Osservatorio dell’Associazione nazionale delle Agenzie per il Lavoro.


I DATI: Il turismo fa la parte del leone

Il 31% delle assunzioni sarà localizzato al Nordest, il 16,1% al Nordovest, il 17,5% al Centro, il 21,9% al Sud. Chiudono le Isole che assorbiranno il 13,1% della richiesta. Da maggio a settembre le figure ricercate riguarderanno soprattutto i servizi di accoglienza turistica, dagli hotel ai villaggi, alle attività balneari. Largo, dunque, agli animatori per spiagge, baby club e crociere, bagnini e beach manager. In aumento anche la domanda nel settore Horeca, con una forte richiesta di chef de rang e commis di cucina, oltre a camerieri, bartender e barback. Non mancheranno occasioni nel settore dei trasporti e dell’assistenza, che coinvolgerà le assunzioni di conducenti di bus e navette, addetti all’accoglienza e assistenti delle persone con disabilità. Seguono poi gli operatori della logistica, con facchini e tuttofare, mozzi e lavapiatti. Inoltre, cresce la richiesta per quelle professioni legate alla filiera agroalimentare, con operai stagionali, commessi e addetti ai reparti e al confezionamento.

Le caratteristiche più richieste? Buona conoscenza di almeno una lingua straniera, ottime capacità comunicative, flessibilità negli orari e disponibilità a lavorare nei weekend e nei giorni festivi.


I numeri

In Italia sono poco più di 650mila gli occupati legati ad attività stagionali, come rilevato dall’Inps nel 2022 (scesi a circa 625mila nel 2023), che hanno lavorato almeno per una giornata. Il 50,5% sono donne e il 49,5% uomini; la retribuzione annuale media per gli uomini è di 8.793 euro e di 7.265 euro per le donne.

I rapporti di lavoro durano poco più di 4 mesi (per 114 giornate in media, 116 per gli uomini e 112 per le donne) mentre si hanno 98 giornate, per poco più di 3,5 mesi per gli under 35 che rappresentano il 51,1% degli occupati stagionali e la cui retribuzione media annua si attesta a 6.400 euro. Nel rapporto tra giornate lavorate e retribuzione sono evidenti anche le differenze territoriali: al Nord la media è di 9.391 euro e 124 giornate lavorate, al Centro 7.094 euro e 101 giornate, a scendere nel Mezzogiorno a 6.705 euro e 107 giornate lavorate.

Sempre secondo i dati Inps i settori dell’alloggio e della ristorazione si confermano quelli a più alto impatto rispetto alla stagionalità, con il 60%, seguiti dall’attività artistica, intrattenimento, divertimento con l’11%, e le agenzie viaggi, noleggio, servizi alle imprese con il 7%: da soli rappresentano il 78% del totale dell’intera attività stagionale. Numeri che purtroppo, spesso, corrispondono a fenomeni d’irregolarità e di violazioni in materia di lavoro, soprattutto nella filiera del turismo come si evince dai risultati dell’attività di vigilanza per l’anno 2023 dell’Ispettorato nazionale del lavoro.


Il decreto flussi

Intanto il Consiglio dei ministri ha varato, il 30 giugno, il nuovo decreto flussi per il triennio 2026-2028: previsto l’ingresso in Italia di 500mila lavoratori stranieri, tra stagionali, non stagionali, colf e badanti. Rispetto al totale, 267mila unità sono per il lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico (88mila il 2026, 89mila per il 2027 e 90mila per il 2028).

«Le quote sono state determinate tenendo conto dei fabbisogni espressi dalle parti sociali e delle domande di nulla osta al lavoro effettivamente presentate negli anni scorsi. L’obiettivo del provvedimento – ha spiegato Palazzo Chigi nella nota diffusa dopo il Cdm – è di consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile». Dall’ultimo monitoraggio della campagna «Ero Straniero» emerge però che nel 2024 solo il 7,8% delle quote di ingressi stabilite dal Governo si è trasformato in permessi di soggiorno e impieghi stabili e regolari: sono state 9.331 le domande per l’ingresso di lavoratrici e lavoratori finalizzate presso le prefetture italiane su un totale di 119.890 quote assegnate nel corso dell’anno.

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