Gli uffici devono esaminare ancora 6mila domande di emersione presentate per lavoratori stranieri in base al decreto Rilancio
articolo del 14 ottobre 2024 di Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis pubblicato su Il Sole 24 Ore
A più di quattro anni dalla sanatoria prevista dal decreto Rilancio (Dl 34/2020), sta finalmente per arrivare a conclusione l’esame delle domande presentate dai datori per lavoratori stranieri impiegati nell’agricoltura e nell’assistenza familiare. Oltre 6mila lavoratori sono ancora in attesa di una risposta definitiva.
Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno al Sole 24 Ore del Lunedì, il 96,9% delle istanze è stato definito. Si tratta di circa 201mila domande, sulle oltre 207mila presentate nell’estate del 2020. Il 69,4% è stato accolto (circa 144mila istanze).
I permessi di soggiorno effettivamente rilasciati, però, sono meno. Dal dossier messo a punto dalla Campagna Ero straniero che in questi anni ha monitorato la situazione chiedendo l’accesso civico agli atti del Viminale, emerge infatti che ad aver ottenuto il permesso di soggiorno lavoro o attesa occupazione è il 58% dei richiedenti, e cioè 120.368 persone.
Questa differenza è dovuta, oltre che al lieve sfasamento temporale dei due dati (quelli di Ero straniero sono aggiornati al 30 giugno mentre quelli del Viminale sono più recenti) soprattutto al fatto che fra la conclusione dell’esame della domanda e l’effettivo rilascio dei permessi di soggiorno possono passare anche diversi mesi.
«Per i lavoratori, il ritardo nell’ottenimento del permesso di soggiorno – si legge nel dossier che la campagna Ero straniero ha anticipato al Sole 24 Ore del Lunedì – vuol dire non poter stipulare un altro contratto di lavoro, non poter uscire dall’Italia o aprire un conto in banca. È un limbo di incertezza e precarietà giuridica di cui le istituzioni non si fanno carico».
I numeri
Le domande di emersione furono 207.542. Le istanze rigettate sono state il 17,6%, quelle soggette a rinuncia il 2,7% e quelle archiviate il 6,5 per cento.
I permessi di soggiorno per lavoro sono stati 116.551, mentre altri 3.817 sono stati emessi per attesa occupazione (in caso di mancata instaurazione o cessazione anticipata del rapporto di lavoro per cause non imputabili a lavoratori e lavoratrici).
I permessi hanno riguardato per la stragrande maggioranza lavoratori con contratti di durata biennale (51,8%) o annuale (47%).
Nonostante l’85% delle domande di emersione riguardasse i lavoratori domestici e il 15% quelli agricoli, il 60% dei permessi di soggiorno è stata rilasciata a uomini. Un dato che colpisce, se si considera che l’88,6% dei lavoratori domestici censiti dall’Inps è di sesso femminile. L’Ucraina guida la classifica dei Paesi di provenienza dei cittadini stranieri che hanno ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro con la sanatoria: al nono posto c’è la Cina.
Le cause del ritardo
Alla base dei ritardi nell’esame delle domande c’è stata soprattutto la carenza del personale di prefetture e questure. Il decreto legge 34/2020 aveva previsto l’assunzione di lavoratori in somministrazione, impiegati però con ritardo e in modo non continuativo.
Il dossier della campagna Ero straniero ne ripercorre le vicende. Entrarono in servizio solo a marzo 2021 (1.200 persone) ma il loro contratto, dopo diverse proroghe, si chiuse a fine 2022. Il ministero dell’Interno, a marzo 2023, avviò una nuova gara per la somministrazione di lavoro, ma solo a gennaio-febbraio 2024 sono stati siglati i contratti (prorogati al 31 dicembre di quest’anno) per 550 lavoratori presso gli uffici immigrazione delle questure e 570 presso gli sportelli unici delle prefetture. «Il lungo periodo di assenza di questa forza lavoro aggiuntiva ha determinato un vero e proprio stallo nell’elaborazione delle domande», si legge nel dossier.
Le class action
I forti ritardi nell’esame delle domande hanno riguardato in particolare le prefetture di Roma, Napoli e Milano. Nel capoluogo lombardo e nella Capitale sono state avviate class action da parte dei lavoratori stranieri e di associazioni per la tutela dei migranti.
Il 20 settembre scorso il Consiglio di Stato, con la sentenza 7704, ha accolto per la prima volta un’azione collettiva in materia di immigrazione, confermando la precedente decisione del Tar Lombardia (sentenza 2949/2023). Il Consiglio di Stato ha quindi accertato l’inefficienza della prefettura di Milano e ribadito l’obbligo di concludere ogni procedura amministrativa entro 180 giorni, anche per i procedimenti legati all’immigrazione. La class action contro la prefettura di Roma è stata invece rigettata dal Tar Lazio nel 2023 (che ha individuato la pandemia fra le cause dei ritardi) ma i ricorrenti hanno fatto appello al Consiglio di Stato.