Articolo di Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis pubblicato il 20 dicembre 2023 su Il Sole 24 ore
Non solo le richieste di lavoratori extraeuropei da parte di aziende e famiglie sono ormai largamente superiori agli ingressi consentiti dai decreti flussi – tant’è che la gran parte non viene accolta – ma non tutti i soggetti ammessi entrano effettivamente in Italia e una percentuale ancora più bassa (circa il 30%) conclude l’iter di ingresso con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e la stabilizzazione della propria posizione lavorativa.
A fare il punto su ciò che succede dopo il click day e a verificare l’efficacia del sistema dei decreti flussi rispetto all’ingresso di lavoratori e lavoratrici dall’estero richiesti da imprese e famiglie, è la campagna «Ero Straniero», con il dossier «La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi», basato su dati ottenuti tramite accesso agli atti dal ministero dell’Interno e presentato il 20 dicembre al Senato.
Il quadro che ne emerge, secondo la campagna «Ero straniero», rende necessario superare «il rigido e difficilmente accessibile meccanismo di ingresso dei decreti flussi attraverso l’introduzione di canali diversificati, flessibili, in grado di far incontrare domanda e offerta». Per chi è già in Italia e ha un rapporto di lavoro informale perché senza documenti andrebbe inoltre «introdotta la possibilità di firmare un contratto e di mettersi in regola in qualsiasi momento, senza dover aspettare l’ennesima sanatoria».
L’andamento dei click day
Gli ingressi dei lavoratori extracomunitari sono stabiliti dai decreti flussi, fino al 2022 varati di anno in anno, e da quest’anno diventati triennali (con un unico decreto per il periodo 2023-2025). Dal 2022 il numero degli ingressi previsti è aumentato, così come le attività in cui è possibile chiedere i lavoratori provenienti da Paesi extra Ue (da quest’anno anche l’assistenza familiare). Il decreto 2023-2025 prevede 450mila ingressi in tre anni. Non essendo possibile assumere una persona straniera che si trova già sul territorio italiano senza un titolo di soggiorno, le richieste dei lavoratori che devono arrivare dall’estero devono essere presentate in giorni stabiliti, i cosiddetti click day. Per i 136mila posti previsti per il 2023, nei click day di inizio dicembre, sono arrivate oltre 600mila domande e le quote disponibili sono andate esaurite in pochi minuti.
Ma anche nei click day precedenti la gran parte delle richieste non era stata accolta: secondo la campagna «Ero straniero», nei click day per le quote 2022 si tratta di 139.450 domande (le richieste erano state 209. 150mila contro 69.700 posti) mentre in quelli per il 2023 di 211.599 domande (304.304 richieste contro 82.705 quote). Tutte domande che «corrispondono – si legge nel dossier – ad altrettante/i lavoratrici e lavoratori che sarebbero entrati in Italia regolarmente, in sicurezza, e avrebbero dato una risposta alla richiesta di manodopera».
Il percorso dopo i click day
Quando la richiesta viene accolta, la procedura per l’ingresso del lavoratore in Italia prevede il rilascio del nulla osta da parte dello Sportello unico per l’immigrazione, che lo trasmette alla rappresentanza diplomatica italiana del Paese di provenienza cui spetta emettere il visto d’ingresso. Il lavoratore può quindi arrivare in Italia, dove il percorso si chiude con la stipula del contratto di soggiorno e la richiesta del permesso di soggiorno. Per velocizzare l’impiego della persona assunta, le ultime semplificazioni hanno consentito lo svolgimento dell’attività lavorativa anche prima della sottoscrizione del contratto di soggiorno, in attesa della convocazione da parte della prefettura.
Gli esiti
In base ai dati raccolti dalla campagna Ero straniero, una parte delle richieste si incaglia però già durante il primo passaggio, ossia il rilascio dei nulla osta da parte degli sportelli unici per l’immigrazione: nel 2022, a fronte di 69.700 quote, sono stati rilasciati 55.013 nulla osta (il 78,9%), cui vanno aggiunti 2.411 rigetti e 324 revoche. Quanto al 2023, fino ad agosto, erano stati rilasciati 65.662 nulla osta su 82.705 posti disponibili (il 79,4 %), mentre i rigetti erano stati 2.147 e 170 le revoche (per gli stagionali la percentuale di rilascio è più alta e supera il 90%).
Ma un’impasse ancora maggiore è costituito dall’ingresso in Italia: per quanto riguarda le domande del 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, mentre per le quote 2023 su 65.662 nulla osta rilasciati, fino ad agosto scorso, 19.082 persone non risultavano essere ancora arrivate.
L’imbuto si stringe ancor di più quando si arriva alla sottoscrizione del contratto di soggiorno. Relativamente alle quote 2022, i contratti sigliati sono stati solo il 32,63%, ossia 17.951, riepstto ai 55.013 nulla osta rilasciati. Per il 2023, il quadro è parziale ma, a fine agosto scorso, a fronte di un totale di 65.662 nulla osta sono state solo 4.149 (pari al 6,32%) le richieste per il rilascio del permesso.
Che cosa è successo a titti gli altri lavoratori? Risposte certe non ce ne sono ma, secondo la campagna Ero straniero le cause di questo fallimento sono diverse: una parte ei lavoratori è ancora nei Paesi di origine in attesa del visto d’ingresso, altri hanno magari cominciato a lavorare ma non sono stati ancora convocati dalle prefetture a causa delle lentezze burocratiche, altri ancora però, una volta arrivati in Italia, potrebbero non avere trovato la disponibilità all’assunzione da parte del datore di lavoro che li aveva richiesti perché l’ingresso era avvenuto con tempi troppo lunghi. Non mancano poi i comportamenti illeciti e le truffe (denunciate da patronati, sindacati e associazioni di categoria) di aziende fittizie che chiedono ai cittadini extracomunitari il pagamento di somme consistenti ma che poi non esistono. Al di à delle ragioni, il risultato è queste persone restano in Italia o cercano si spostarsi in altri Paesi europei «senza documenti, in una condizione di irregolarità, estrema precarietà e altissimo rischio di sfruttamento».
Una delle semplificazioni introdotte negli ultimi anni permette nel settore agricolo dal 2022 e in quello turistico dal 2023, di presentare le richieste tramite le associazioni datoriali cui vengono riservate delle quote di ingresso e una procedura più veloce. Un sistema che sta dando risultati positivi anche in termini di sottoscrizioni dei contratti: nel 2023, fino ad agosto, il 56,12% dei contratti è stato infatti sottoscritto per mezzo delle associazioni e questa percentuale sale al 71,19% se prendiamo in considerazione solo i contratti stagionali e cresce addirittura al 92,10% se si esaminano solo queslli che ricadono nel settore agricolo.