articolo di Daniela Fassini pubblicato su Avvenire il 28 settembre 2024
Più che di una riforma si tratta di interventi correttivi, alcuni dei quali positivi, che però lasciano in piedi un sistema che non funziona e che continuerà a creare irregolarità – commenta Fabrizio Coresi di Actionaid, portavoce della campagna “Ero straniero” -. In poche parole, il governo vuole mettere una pezza ma non affrontare i nodi principali».
Non convincono dunque i principali punti che dovrebbero essere inclusi in un decreto-legge annunciato ma rinviato al prossimo Consiglio dei ministri. Le principali modifiche riguarderebbero «più click day durante l’anno, su base regionale, specializzati per tipologie di settori». Più tempo per la precompilazione delle domande, un tetto massimo di domande per datore di lavoro, controlli automatizzati per escludere richieste infondate. Si prevede inoltre la redazione informatizzata del contratto di soggiorno, anche a distanza, lo stop all’accesso alla procedura per il datore di lavoro che non ha finalizzato l’assunzione ed infine l’interoperabilità tra le banche dati di Viminale e altri ministeri coinvolti, Inps, Camere di commercio e agenzia delle Entrate.
«Aspettiamo il testo definitivo – aggiunge Coresi -, ma se questi sono i punti della riforma, non bastano. La questione va affrontata alla base, cambiando un impianto che è disfunzionale, anacronistico e criminogeno. Serve una riforma dell’ingresso per lavoro con canali diversificati e flessibili, come la campagna “Ero straniero” propone». Ma c’è anche chi punta il dito contro “il non detto” del decreto. «Il problema vero non è il decreto flussi ma quello che vogliono inserire dentro: cioè nuove limitazione regolamentazioni al diritto d’asilo», punta il dito Gianfranco Schiavone (Asgi).
«Ci sono anche alcune correzioni al decreto flussi ma sono di scarsa portata – aggiunge -. Il vero obiettivo è che vogliono innestare ulteriori modifiche sulla materia dell’asilo che non c’entra nulla con gli ingressi per lavoro. Si parla infatti di procedure accelerate di frontiera che rappresentano la vera continua ossessione del governo in vista della recente apertura dei centri in Albania». Secondo Schiavone il rinvio del decreto è proprio “figlio” di questo tema, in particolare. «Si tratta di disposizioni (quelle sull’asilo, ndr) difficilissimi da pensare, tenendo conto anche delle future nuove norme dell’Unione Europea. Gli Stati non possono infatti legiferare in modo non conforme rispetto al diritto dell’Ue. Ecco perché si sono trovati in un pasticcio tecnico». «È chiaro che il problema non è il tema annunciato ma quello che è comparso all’ordine del giorno», conclude Schiavone.
Anche Filippo Miraglia (Arci e coordinatore del tavolo asilo e immigrazione) è critico. «Si interviene modificando alcuni dettagli poco significanti, non risolvono il problema principale ossia che le persone per accedere al permesso di lavoro sono già in Italia ma devono far finta di entrarci per la prima volta. Da 26 anni il decreto flussi dimostra che non funziona. Il governo inoltre continua ad intervenire in maniera confusa e strumentale su altre materie come quella del salvataggio in mare e sulla questione della procedura accelerata d’espulsione. Il governo ha un ossessione per l’immigrazione ed è spinto dalla efficacia della campagna di odio contro le associazioni che si occupano dei diritti umani. Perché è una campagna che funziona e gli dà consenso».