I migranti e il lavoro nero: resta la finzione dei “flussi”

articolo di Alessandro Mantovani pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 7 ottobre 2024

Non c’è solo l’ennesima stretta contro le Ong e l’ulteriore compressione del diritto d’asilo. Nel decreto approvato il 2 ottobre dal governo, secondo l’ultimo testo disponibile in attesa della Gazzetta Ufficiale, si trovano “anche norme di maggior favore per i cittadini stranieri”. Dev’essere vero se lo dice Salvatore Fachile, esperto avvocato dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. “È positiva la norma sul permesso di soggiorno per chi denuncia lo sfruttamento. C’era già, ma ora la fattispecie è ridisegnata meglio”, osserva Fachile. Si deve forse alla maggiore attenzione al caporalato dopo l’uccisione, a giugno, del bracciante indiano Satnam Singh nell’Agro pontino. E ancora, si prevede “la convertibilità del permesso per lavoro stagionale in permesso per lavoro subordinato o autonomo, molto importante perché il lavoro stagionale ha numeri altissimi e può durare fino a nove mesi”. Viene meno “l’obbligo di tornare nel Paese d’origine” prima di intraprendere un’altra attività. La Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale ha rilevato però che manca ancora un sistema per convertire in permesso di lavoro le richieste d’asilo. È chiaro che “crescerà il lavoro irregolare”, ha detto monsignor Giancarlo Perego.

IL GOVERNO perla prima volta ha disciplinato i flussi legali di lavoratori stranieri su base triennale (2023-2025) ma per ora conferma la fiction delle assunzioni “al buio” di stranieri che non hanno ancora lasciato il loro Paese. Resta in piedi il sistema di click-day, nonostante gli abusi denunciati per anni dalle associazioni e a giugno perfino da Giorgia Meloni, che puntò l’indice sul Bangladesh e sulla Campania: sedicenti datori di lavoro si organizzano per vincere la lotteria dei click, poi spariscono lasciando solo il lavoro nero allo straniero, che in genere aveva anche pagato per la pratica. La campagna “Ero straniero” di Action Aid, Asgi e Chiese evangeliche ha documentato che per il 2022 e il 2023, a fronte di domande date a sei volte superiori ai posti disponibili, i permessi di lavoro rilasciati sono stati un terzo o anche meno. Mentre gli irregolari restano stabili se non aumentano. Nel triennio sono previsti 452 mila ingressi, 165 mila nel 2025 a cui il governo aggiunge 10 mila badanti e colf. Una goccia nel mare dell’Italia che invecchia, come le quote in sé, largamente inferiori alle richieste delle imprese.

Per il resto il decreto produrrà, dice Fachile, “un’ulteriore contrazione dei diritti degli stranieri”. Incredibile è la sospensione ope legis, fino a specifiche verifiche, delle richieste provenienti da Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, per i quali il decreto presume “un elevato rischio di presentazione di domande corredate da documentazione contraffatta o in assenza dei presupposti di legge”. Altri Paesi saranno indicati dal ministero degli Esteri. “È discriminatorio, incostituzionale – afferma l’avvocato -. Altro sarebbe legare la sospensione a uno strumento scientifico, come indicare i Paesi con il 70% di domande contestate”.

Bersaglio principale del decreto è il diritto d’asilo. Fachile qui salva solo “la reintroduzione del doppio grado di giudizio nelle cause su asilo, Dublino, trattenimento in frontiera. Finora, dopo il decreto Minniti-Orlando (d.1.13/2017), si poteva andare solo in Cassazione. Così la Cassazione era oberata”.

“L’Italia traspone e anticipa il Patto europeo della scorsa primavera, in vigore solo nel 2026, che conferma il diritto d’asilo svuotandolo dall’interno”, ragiona l’avvocato dell’Asgi. Si estendono le procedure accelerate in frontiera – cioè sommarie – a tutti coloro che sbarcano e a quanti saranno portati nei centri Albania, sui quali il contenzioso non mancherà. “Procedura accelerata anche in assenza del trattenimento, che per motivi logistici è possibile solo per pochi. E il termine per impugnare il rigetto sarà di soli 7 giorni: erano 30, poi 14 e ora 7”. Si autorizza peraltro il sequestro dei telefonini per identificare chi sbarca senza documenti.

Altro strumento del Patto Ue è la “rinuncia implicita” alla domanda d’asilo “quando il richiedente- spiega Fachile – non risponde alla convocazione della commissione: perché si è allontanato, non era nel centro, è andato a trovare i parenti… Potrà solo trasformarla in domanda. reiterata che però potrà essere dichiarata inammissibile dal solo presidente della commissione”.

Infine, le Ong. Gli obblighi di comunicazione gravanti sulle navi e le multe per chi li disattende sono estesi agli aerei delle Ong. Tempi più stretti, da 60 a 10 giorni, per i ricorsi contro le multe, difficili da scrivere perché bisogna ricostruire i fatti”, spesso riferiti dai guardacoste libici. Curiosamente poi si prevede solo il ricorso al prefetto, non quello al giudice. “Dovrà esserci, lo dice la Costituzione – osserva Fachile -. Ma intanto l’hanno tolto”.

X