Decreto flussi: bagno di realtà del governo, aumentate finalmente le quote e via libera ai diversi settori produttivi. Ma è il sistema che va cambiato.

Qualcosa si muove nelle politiche dell’immigrazione nel nostro Paese se, nonostante i proclami e le prese di posizione ideologiche di questi mesi e anni, il 6 luglio, proprio il governo Meloni ha approvato il più consistente decreto flussi da quando è stato introdotto dalla legge Turco-Napolitano, nel 1998, l’attuale sistema di ingresso per lavoro. Da quanto si legge nella nota rilasciata da Palazzo Chigi al termine dell’ultimo consiglio dei ministri, infatti, sono 452mila le quote previste per lavoratori e lavoratrici provenienti da paesi terzi per il triennio 2023-2025, con un ampliamento – finalmente – dei settori produttivi e delle categorie interessate dalla misura, incluso – finalmente – il lavoro domestico e di cura e altre professionalità, come da anni la campagna Ero straniero e le moltissime associazioni di categoria chiedono. Inoltre, sarà possibile, per quest’anno, l’assunzione di ulteriori 40mila persone da individuare tra le decine di migliaia che hanno preso parte al famigerato click day del 27 marzo scorso – con oltre 200.000 domande di assunzione presentate dai datori di lavoro – ma che non sono rientrate nelle 82.000 previste dal governo. Positiva anche la programmazione triennale degli ingressi, dopo anni di decreti flussi annuali tardivi e del tutto svincolati dal fabbisogno di lavoratori e lavoratrici extra Ue del Paese.

Un bagno di realtà da parte del governo, che non poteva non prendere atto del fabbisogno di manodopera straniera, andando incontro alle pressioni, fortissime, ricevute negli ultimi anni dal mondo produttivo e guardando in faccia la situazione economica e demografica del nostro Paese. Ma, anche a detta di aziende e associazioni di categoria, le quote individuate dal decreto non sono ancora adeguate alle necessità delle imprese e questa misura va vista come un primo, inevitabile, passo.

Restano, infatti, in piedi tutti quei meccanismi, rigidi e irrazionali, che in oltre vent’anni hanno compresso la possibilità di accedere legalmente e ostacolato l’incontro legale tra domanda ed offerta, favorendo irregolarità e lavoro nero. L’attuale sistema “a chiamata” prevede, infatti, che il datore di lavoro debba assumere, presumibilmente senza conoscere, chi arriva dall’estero. Salvo i casi – la maggior parte – in cui si ricorre a questa procedura a mo’ di “sanatoria” per assumere chi fino a quel momento ha lavorato in nero e senza documenti, visto che non c’è modo di mettere in regola una persona già presente in Italia con cui magari si ha già un rapporto di lavoro informale. Una finzione che da tempo la campagna Ero straniero propone di superare, con l’introduzione di una procedura di regolarizzazione sempre accessibile a fronte di un contratto di lavoro. Così come da superare sono il sistema stesso delle quote e la lotteria del click day, che non consentono a un’azienda di assumere un lavoratore o una lavoratrice a seconda delle proprie necessità, in qualsiasi momento.

Con la nostra campagna, dal 2017, proponiamo un cambiamento profondo dell’attuale sistema di ingresso per lavoro che non solo guardi alle reali esigenze del mondo produttivo italiano ma si ponga come obiettivo una gestione razionale ed efficace dei flussi, assicurando meccanismi più flessibili e realmente accessibili e piene tutele per lavoratori e lavoratrici che vogliono vivere e lavorare in Italia (come l’introduzione della figura dello sponsor o di un permesso per ricerca lavoro). Alla maggioranza e all’opposizione chiediamo di andare avanti nel percorso di cambiamento, intrapreso con quest’ultima misura, verso un obiettivo che è sì complesso ma che non può che essere condiviso: ne va del futuro del Paese e di tutte le persone, straniere e non, che ne saranno parte.

Per info e contatti: erostraniero2017@gmail.com


11 luglio 2023

X