Nuovo decreto flussi: l’allarme di chi accoglie «Un flop, senza correttivi»

articolo pubblicato il 6 luglio 2025 su Il Giorno

Più lavoratori stranieri previsti dal nuovo decreto flussi, ma la prospettiva è che, senza correttivi, si riveli un nuovo flop che alimenta la schiera di irregolari. Il decreto appena varato dal Consiglio dei ministri prevede che, tra il 2026 e il 2028, potranno entrare in Italia 500mila persone, quota leggermente superiore ai 450mila posti previsti dal precedente decreto flussi. Secondo Anolf Brescia (le stesse perplessità sono state espresse a livello nazionale dalla campagna Ero Straniero) non c’è nessuna novità in merito alla procedura con cui i datori di lavoro dovrebbero inviare una richiesta di assunzione a favore di un lavoratore che, teoricamente, si trova nel suo Paese.

Si conferma infatti il meccanismo del “click day” che continua a subordinare, caso unico in Europa, l’accoglimento della domanda alla velocità con cui viene spedita nel giorno stabilito. Un sistema che non funziona: dall’ultimo monitoraggio della campagna Ero Straniero, nel 2024 non solo il numero delle domande presentate è stato superiore di quasi 5 volte alle quote disponibili, ma solo il 7,8% delle persone che effettivamente è riuscita a entrare in Italia con il Decreto Flussi ha poi ottenuto un permesso di soggiorno e un impiego stabile. A Brescia, secondo la rielaborazione di Anolf, solo il 13% delle quote previste per il 2023 è arrivata a conclusione, nel 2024 ci si è fermati all’8%. Nel complesso, per il 2024 erano assegnate 955 quote, le domande sono state 10.358, i permessi emessi 161.

Dietro i numeri, ci sono storie e persone. Da una parte, lavoratori che raccontano di aver pagato migliaia di euro a presunte agenzie di intermediazione per essere messe in contatto con un datore di lavoro che in realtà non esiste e così, una volta in Italia, si trovano senza un contratto e senza la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, finendo per ingrossare le fila del nero e del sommerso, in attesa di una sanatoria. Dall’altra, altrettante famiglie e imprese cercano una soluzione per regolarizzare persone che già lavorano alle loro dipendenze, ma che non possono essere assunte perché sono entrate in Italia con un visto turistico, che non consente (nemmeno in presenza di una proposta di lavoro) di regolarizzare la loro posizione.

Secondo Giovanni Punzi, segretario Anolf Brescia, «la causa maggiore dell’irregolarità va individuata in una normativa che necessita di essere adeguata alla realtà: eliminando il click day, reintroducendo il visto per Ricerca Lavoro, garantendo percorsi permanenti di regolarizzazione a chi già lavora in Italia».

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