Il punto. Solo una parte del personale extra-comunitario previsto dalle quote annuali è poi effettivamente entrato e ha stabilizzato la sua posizione
articolo di Bianca Lucia Mazzei pubblicata il 30 giugno 2025 su il sole 24 ore
La stagione del raccolto è già cominciata, ma nelle campagne italiane è già Sos manodopera. All’appello mancano migliaia di lavoratori, la stragrande maggioranza dei quali doveva arrivare con i click day previsti dal Decreto flussi. E invece non sono arrivati. Quanti ne mancano, esattamente? Difficile dirlo. Oltre al milione di lavoratori impiegati stabilmente nell’agricoltura tutto l’anno, la Coldiretti calcola per l’Italia un fabbisogno di stagionali estivi di circa 100mila addetti. Attraverso i click day, stando ai dati del ministero del Lavoro, per il settore agricolo risultano inviate circa 60mila domande, di cui 33mila presentate dalle associazioni agricole. A queste ultime, però, «sono arrivati solo 8mila nulla osta», dice Romano Magrini, responsabile lavoro della Coldiretti.
Ma la voragine non può che essere molto più ampia: «Se sono rimaste incagliate nella burocrazia così tante delle nostre domande, che beneficiano di un percorso semplificato-calcola Magrini-figuriamoci quante non sono andate a buon fine tra le pratiche gestite direttamente dalle aziende». Il principale c di bottiglia si trova in Marocco, destinatario di quasila metà (42%) di tutte le domande inviate. «Poiché il Marocco-ricorda il dirigente della Coldiretti -è finito nella lista dei cosiddetti Paesi a rischio, l’introduzione del controllo rafforzato ha rallentato l’iter autorizzativo. Se va bene, da Rabat saranno state sbloccate 100 domande in tutto». Il 28% delle richieste riguarda invece l’India, il 9% il Bangladesh, poi tutti gli altri.
Confagricoltura conferma l’Sos manodopera: «Ad oggi – dice la sua responsabile area lavoro, Tania Pagano-pochissimi lavoratori sono entrati in Italia dopo il click day di febbraio, poiché permangono numerose criticità nell’iter burocratico soprattutto per i cittadini provenienti dai Paesi considerati a rischio quali il Marocco, il Pakistan, il Bangladesh e lo Sri Lanka. Questo preoccupa le nostre imprese che, avendo presentato domande a novembre 2024, confidavano di avere la manodopera in tempo per le campagne di raccolta, che sono già in atto da inizio primavera». Il mancato arrivo di questi lavoratori significa, ancora una volta, manodopera in nero che si aggira tra piante e filari italiani. Tra gli irregolari finiscono anche quei lavoratori che in passato sono entrati regolarmente con un permesso di soggiorno, hanno lavorato, ma poi per vari motivi-tra cui l’assenza di quote per le conversioni-non hanno potuto regolarizzarsi.
Nel giorno dell’anniversario della morte di Satnam Singh, le campagne della provincia di Latina sono un caso emblematico: qui, ricordala Coldiretti, opera una comunità di oltre 15mila lavoratori stranieri nel settore agricolo, di cui circa il 50% si trova ancora oggi in condizioni di irregolarità. Dei 15mila lavoratori stranieri nell’Agro Pontino il 50% si trova ancora in condizioni di irregolarità. «Occorre dare una soluzione sostiene Magrini a tutti quei lavoratori entrati in Italia attraverso regolare permesso di soggiorno e che poi non sono tornati più nel loro Paese d’origine. In questo modo, si risponde a un doppio bisogno: da un lato la tutela dei diritti dei lavoratori, dall’altro l’esigenza delle imprese agricole di reperire manodopera regolare e affidabile». Un’esigenza di buon senso, questa, che è comune a tutte le associazioni agricole e di cui il governo, in una riforma del la gestione dei flussi diimmigrazione, è chiamato a tenere conto. «È urgente prevedere delle semplificazioni per le pratiche di conversione dei permessi di soggiorno stagionale in permessi di lavoro subordinato – dice Tania Pagano – in modo da stabilizzare i rapporti dilavoro effettivamente e regolarmente instaurati con addetti stagionali».