Articolo di Paolo Lambruschi pubblicato il 17 novembre su Avvenire
La riprova dello scarso interesse dello stato italiano per l’integrazione dei migranti è sotto gli occhi di tutti. Basta vedere le file di migranti spesso chilometriche davanti alle questure, che toccano anche gli italiani che vogliono rinnovare il passaporto nelle grandi città. A fronte delle prospettive di ingresso di mezzo milione di lavoratori stagionali stranieri in Italia fino al 2025, siamo ancora in un ritardo cronico, inaccettabile nella capitale e a Milano per le regolarizzazioni della sanatoria del 2020 in agricoltura e nel lavoro domestico. Lecito domandarsi come faremo a gestire i flussi addirittura sottodimensionati rispetto alle richieste di alcuni comparti produttivi. E in futuro la domanda di manodopera non è destinata certo a calare, anzi. In una inchiesta di oltre tre mesi fa firmata da Vincenzo R. Spagnolo, Avvenire aveva già denunciato la carenza di organici nelle questure italiane. Ne seguì un’interrogazione parlamentare del deputato Bonelli in cui si spiegava che nel prossimo triennio sono previsti ulteriori 6 mila pensionamenti per raggiunti limiti di età di dipendenti dell’Amministrazione civile del Ministero dell’Interno. Il Viminale aveva annunciato l’assunzione di meno di duemila unità, comprese le 800 già assunte tra il 2022 e il 2023. Inoltre, secondo le organizzazioni sindacali, per gestire il decreto flussi il Ministero dell’Interno ha optato per l’impiego di 1.120 lavoratori di agenzie per il lavoro interinale. Però quelli assunti la scorsa primavera per gestire la sanatoria 2020 secondo la Campagna ‘Ero Straniero” sono ancora sospesi tra lungaggini burocratiche e necessità di formazione. La previsione è che si arriverà al 2024 con la sanatoria ancora da concludere e tanti buchi in organico. Siamo largamente sotto la soglia per la corretta e veloce gestione burocratica di flussi, ricongiungimenti famigliari e domande di asilo. Le conseguenze della situazione degli uffici per l’immigrazione questure, prefetture e delle commissioni territoriali per l’asilo e ispettorati per il lavoro (che fanno capo al ministero per il lavoro e le politiche sociali) sono la sospensione di vite che hanno bisogno del permesso di soggiorno per affittare una casa, ad esempio. Che senso ha è successo attendere due anni per un rinnovo di un permesso di lavoro che arriva già scaduto? Occorre una presa d’atto bipartisan della questione che è risolvibile almeno parzialmente a costi non impossibili. Le proposte di modifica del decreto legge 133/2023 in questi giorni all’esame della Camera, chiedono infatti di destinare 105 milioni di euro al rafforzamento del personale delle prefetture e altri 150 all’ampliamento del personale delle questure, destinati nella legge di bilancio ad altre voci di spesa. Serve buon senso per votarle e porre fine a una situazione ormai esasperante.